In questo angolo di terra ogni balza è stata pazientemente dissodata e coltivata con la tipica sollecitudine contadina che ha addolcito con terrazze i pendii troppo scoscesi e ha vinto persino la sterilità dell'Avaro, aprendo varchi di verde agli alpeggi estivi.
Nella quiete della vallata, accanto alle folte abetaie crescevano a ridosso delle cascine robusti alberi di noce, che nella mente e nella mano dei nativi Rovelli diventavano preziosi simulacri, degni come pochi di entrare nella casa del Signore. Cassettoni, armadi, pulpiti e confessionali si arricchivano di un'arte che, senza indulgere al virtuosismo, pur operando ad intaglio ed intarsi, esprimeva nelle figure e nelle decorazioni l'essenzialità di una trama convincente e riflessiva. Come del resto doveva essere l'anima di chi era cresciuto fra questi monti, ritirandone l'impronta del carattere.